SIWA: un’oasi in ogni senso

<p align="justify">Famosa nell’antichità per essere la sede del famoso "Oracolo di Ammone", qui adorato nell’iconografia che lo rappresenta con una testa di capro, mantenne in seguito sempre una sua fiera indipendenza, sia religiosa che politica e culturale, favorita, in questo, anche dalla sua collocazione geografica e solo da poco tempo si può considerare parte dello Stato egiziano a pieno titolo. La popolazione locale, al tempo egizio, si raggruppava in un centro abitato su di una collinetta fortificata che ospitava anche il Tempio dell’Oracolo della XXVI ma Dinastia e che era chiamato Aghurmi. Ovviamente adoratori di Amon, i loro legami erano principalmente con le altre tribù berbere della Cirenaica che, anch’esse, adoravano lo stesso Dio.</p> <div align="justify">&#160;</div> <p align="justify">Anche il commercio delle loro merci con l’Egitto non veniva svolto dai berberi di Siwa, ma affidato a beduini. Resistettero sia alla colonizzazione romana sia all’introduzione del cristianesimo sia all’invasione degli Arabi (che chiamarono l’oasi Santarya), e la loro conversione all’Islam non avvenne che dopo il 1200 d.C. Nel frattempo, si spostarono da Aghurmi in un altro centro abitato, che è anche l’attuale: Shali. Poi, vi furono lotte interne tra due fazioni (una tradizionalista l’altra musulmana) che ridussero la popolazione a solo 60 individui e a condizioni di vita estremamente povere: si nutrivano solo di olive e datteri, le case erano di fango con i pavimenti sterrati, gli uomini vestivano solo una casacca ed un perizoma di pelle o di lana e le donne, rinchiuse in casa e soggette a regole estremamente restrittive portavano il "milayah ", una veste blu a righine bianche che le copriva interamente. In seguito, la popolazione ricominciò a crescere ma rimase sempre molto xenofoba e chiusa agli interventi esterni.</p> <div align="justify">&#160;</div> <p align="justify">Pare esista un manoscritto (il Siwan Manuscript) che riporta la storia dell’oasi e delle sue famiglie, redatto nella metà dell’800 ed aggiornato fino al 1960, poi copiato in vari esemplari che sono però andati perduti. Resta l’originale che si sa essere custodito da una delle famiglie dell’Oasi, ma chi lo abbia e dove sia costituisce un assoluto segreto.</p> <div align="justify">&#160;</div> <p align="justify">Ad oggi, le cose sono totalmente cambiate: ci sono alberghi carissimi ed esclusivi (fino a 400 dollari per notte), la "sorgente del Sole" vicina al Tempio dell’Oracolo è stata rinominata "Il bagno di Cleopatra", viene prodotta e venduta a caro prezzo l’argenteria di Siwa (monili, collane, orecchini, ecc. copie di oggetti tradizionali del luogo), ci sono fabbriche di tessuti, vi si produce la miglior acqua minerale dell’Egitto, ecc.</p> <div align="justify">&#160;</div> <p align="justify">Purtroppo, Siwa, come molte altre località egiziane, è stata letteralmente depredata da cercatori di antichità di pochi scrupoli e, ad oggi, è molto difficile ricostruire un suo preciso percorso archeologico. Anni fa, un’archeologa aveva dato notizia di avervi ritrovato la tomba di Alessandro, ma la cosa si è presto sgonfiata. Comunque, pare vi si mangi un’ottima pizza "quattro stagioni"!</p> <p align="right"><strong>Gilberto Sozzani</strong></p>

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