Corso di “goduria amarniana” di Alberto Elli

 Quando, ormai tantissimi anni fa, cominciai a interessarmi alla civiltà dell’antico Egitto, leggere del ritrovamento dell’archivio di Amarna suscitò in me una grandissima curiosità. Curiosità che aumentò quando, dopo alcuni anni, mi accinsi a studiare anche l’accadico. Fu allora che sorse in me il desiderio di cimentarmi, prima o poi, con la traduzione delle tavolette. Per vari motivi questo desiderio tale è rimasto per circa tre decenni. Solo ultimamente sono riuscito a procurarmi l’ultima edizione delle lettere cuneiformi dell’archivio di Amarna, la magistrale opera di Anson F. Rainey, The El-Amarna Correspondence (nel seguito: REAC) una collazione completa di tutte le tavolette, disperse in vari musei in tutto il mondo (Londra, New York, Oxford, Chicago, Berlino, Parigi, Bruxelles, Mosca, Il Cairo, Istanbul), condotta tra il 1973 e il 2007, ciò che ha permesso allo studioso di proporre nuove ricostruzioni delle parti mancanti, spesso in disaccordo con le proposte dei precedenti specialisti, e più corrette traduzioni. 

E così ho deciso che era giunto il momento di coronare questo mio desiderio. Ho cominciato le traduzioni all’inizio di dicembre 2019 e dopo circa 10 mesi (contro i due anni preventivati), dedicandovi tutto il tempo libero (sovente 10 ore al giorno, aiutato in questo anche dalla pandemia del Covid, che mi ha privato del tempo solitamente dedicato a fare il nonno e ad andare in montagna), sono giunto alla fine. Già affrontando la prima lettera, tuttavia, mi sono scontrato con l’evidenza che le mie conoscenze di accadico non erano sufficienti a spiegare moltissime particolarità grammaticali di tanti testi. Questi, infatti, non sono per lo più scritti in Medio Babilonese classico, ma in una forma ibrida, dialettale (che qualcuno ha definito “amarnaico”), che risente delle “scuole” delle particolari località geografiche: Mittanni, il regno di Khatti, le varie città stato della terra di Canaan, Gerusalemme, l’isola di Cipro, lo stesso Egitto. La forma ibrida canaanita-accadica usata dagli scribi canaaniti non era una lingua parlata, ma una lingua artificiale, usata nella corrispondenza, dove le influenze del canaanita si ritrovano sia nella morfologia sia nella grammatica. Le forme verbali sono l’aspetto più appariscente di questa ibridizzazione. È stato così gioco forza studiare anche queste particolarità e in ciò sono stato grandemente aiutato, in particolare, dall’acquisto, e relativo studio, dei quattro volumi di A.F. Rainey Canaanite in the Amarna Tablets. A Linguistic Analysis of the Mixed Dialect Used by Scribes from Canaan1 (CAT), una vera miniera di informazioni, e di quello di sua moglie, Zipora Cochavi-Rainey, The Akkadian Dialect of Egyptian Scribes in the 14th and 13th Centuries BCE ( CRADES). Molto utile anche W.L. Moran, Amarna Studies. Collected Writings (MAS). 

Delle 382 tavolette del corpus amarniano, ne presento 348; delle 34 omesse, 28 non sono lettere, ma altri tipi di composizioni, 3 sono estremamente frammentarie (EA372; EA381; EA382), mentre altre 3 sono scritte in una lingua che purtroppo non conosco (e di ciò sono profondamente dispiaciuto e amareggiato): EA24 (in hurrita), EA31 e EA32 (in hittita). 

Di ognuna di esse presento il testo cuneiforme e, successivamente, ancora il testo accompagnato da trascrizione, traslitterazione, traduzione e commento grammaticale; infine, la traduzione continuata. 

Alberto Elli 

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