I soldati del faraone

<p style="text-align: justify;">Una successiva originalità, di questi temi, è l’analisi della mummia del faraone Seqenra Taa II della XVII Dinastia, morto durante un probabile scontro con gli Hyksos o altri nomarchi avversari del Basso Egitto. E’ una mummia in cattive condizioni, ma è l’unica che dimostra la morte violenta di un faraone. I colpi inferti dai nemici con scuri e mazze sono tuttora terribilmente evidenti.</p> <p style="text-align: justify;"><b><span>POLEMOLOGIA</span></b></p> <p style="text-align: justify;"><span>Il tema, in realtà è piuttosto ampio, ma non può essere sviluppato se non s’inizia a trattare cronologicamente l’organizzazione tattica dell’esercito. </span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Durante l’Antico Regno e il Medio Regno non esiste un esercito permanente e organizzato come corpo dello Stato. D’altra parte l’orografia del territorio stesso difende già a sufficienza l’Egitto con il deserto occidentale, verso la Libia, e quello orientale, verso il Mar Rosso. Su questo fronte, poi, ci sono anche rilievi accidentati che integrano la funzionalità protettiva dell’area desertica. Ciascun <i>nomos</i> ha una propria milizia comandata direttamente dal <i>nomarca </i>in carica, mentre le grandi tenute dei templi hanno forze di polizia autonome. Va da sé che le truppe sono comandate da ufficiali non professionisti e che non sono numerose essendo, perlopiù, costituite da: guardie di palazzo, polizia del deserto, polizia dei cantieri, scorta delle spedizioni commerciali. A questi elementi si aggiungono gli unici contingenti permanenti, vale a dire le guarnigioni di frontiera. In ogni caso sono numerosi i mercenari nubiani e libici mentre il reclutamento di massa è un evento eccezionale determinato da una situazione contingente.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Tutto questo comincerà a modificarsi nel Medio Regno con Sesostri III che, per proteggere le potenzialità economiche della Nubia, creerà una catena di fortificazioni rafforzando l’esercito. Ciò determinerà la formazione di una gerarchia militare con compiti specializzati. L’esercito rimarrà, per il momento, formato ancora da fanteria pesante appiedata che combatte in unità concentrate e compatte supportate da arcieri e mercenari. La guerra, normalmente, si sviluppa con uno scontro campale concludendosi con l’assedio delle città ribelli.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Nel XVI secolo a.C. l’introduzione del carro trainato da cavalli, usato come arma tattica, trasforma la tradizionale strategia campale. Le compatte formazioni di fanteria sono impotenti contro gli attacchi a sorpresa dei carri che possono sganciarsi rapidamente dall’avversario che contrattacca. Il carro da guerra ha origina iranica, non è egizio. La sua flessibilità d’impiego fa in modo che ogni popolo lo usi secondo le proprie esigenze tattiche. Gli egizi ne sviluppano una versione alleggerita, rispetto a quello asiatico, per farne un mezzo più veloce e più agile sul più soffice territorio nilotico. L’abituale equipaggio asiatico, composto da tre militari, viene ridotto a due per alleggerire il mezzo.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Nel Nuovo Regno il fante diventa un soldato di professione oppure di leva che avanza a copertura e a sostegno dei carri, mentre sono i carristi stessi che diventano la nuova aristocrazia combattente. Il carro da guerra diventa un efficace mezzo di propaganda regale che attiva il mito del faraone guerriero.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Gli studi più recenti dimostrano che fanteria e carristi non sono autonomi in battaglia, ma sono interdipendenti. Se la fanteria pesante è poco mobile, i carristi, una volta penetrati nelle linee avversarie, richiedono la copertura dei propri fanti. La soluzione è una speciale unità di fanteria leggera che accompagna i carri fin dentro i ranghi nemici: sono i corridori. </span></p> <p style="text-align: justify;">&#160;</p> <p style="text-align: justify;"><b><span>OPLOLOGIA</span></b></p> <p style="text-align: justify;"><span>L’efficienza dell’esercito egizio è determinata dalla straordinaria abilità dei suoi soldati all’uso delle armi individuali.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>La più semplice è un bastone formato da un fusto ligneo rinforzato da metallo. Nei modelli più particolari è perfino dotato di un paramano. Era usato per colpire il nemico sulle articolazioni con lo scopo di immobilizzarlo.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Più tardi questa semplice arma fu migliorata dotandola di un peso all’estremità in modo da aumentare la sua energia cinetica nel colpire. Questo peso era formato da una pietra periforme che dava origine alla mazza. Una versione particolare, che aveva proprietà di taglio, prevedeva una testa litica discoide.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Contro avversari dotati di protezioni passive la mazza poteva non essere sufficiente. La testa litica fu sostituita da una lama di bronzo formando l’accetta da guerra. La lama veniva immanicata inserendola nel manico in legno e poi assicurata a questo con legacci. Poteva avere forme semilunate oppure pressoché rettangolari.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Come arma da lancio era utilizzata il giavellotto simile a una grossa freccia, lungo 150 o 180 cm, con un peso di 600 gr. Arma tipica del fante leggero. Si poteva recuperare per un nuovo utilizzo. </span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Per tenere il nemico a distanza e colpirlo in relativa sicurezza, si usava la lancia. Si trattava di un ferro a lama bifilare immanicato su un’asta lunga più di due metri. Non si lanciava, ma era utilizzata a due mani tentando di colpire il nemico di punta o di taglio.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Come protezione passiva il soldato egizio usava prevalentemente uno scudo fatto in legno e ricoperto di pelle. Normalmente era di forma rettangolare con la parte superiore arrotondata. Aveva dimensioni tali da proteggere un uomo con i suoi 120 – 150 cm di altezza. Introdotto nell’Antico Regno fu migliorato nel Nuovo Regno con l’aggiunta di bordi metallici per una resistenza superiore.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>L’armatura e l’elmo comparvero nel XVI secolo con la diffusione del carro. Inizialmente avevano il compito di proteggere l’equipaggio dalle cadute e poi dai nemici. Si trattava di una tunica rivesta con sezioni di cuoio e più tardi con lamine e scaglie metalliche. Anche l’elmo era formato da pelle con un’anima metallica.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Al contrario dei coltelli fatti in pietra, che sono degli utensili e non delle armi, la spada e la daga non hanno precedenti litici e compaiono con il metallo. Il khepesh, la tipica spada a falcetto, è di origine asiatica, adottata e migliorata dagli Egizi che la producono in bronzo e non in rame perché è troppo fragile. Ha uno spessore significativo e, più che per il taglio, ha un effetto fratturante. Le lame per pugnalare, invece, sono ovviamente più corte, modellate a punta, triangolari e leggere.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Per colpire il nemico a distanza era usato l’arco in una doppia versione. Quello semplice era formato da un fusto unico di acacia lavorato a fuoco con i flettenti di 150 – 170 cm che produceva una gittata massima di 60 – 70 metri. Più tardi compare l’arco composito, fabbricato assemblando materiali diversi come legno, tendine e corno animale. E’ costoso per la stagionatura e il recupero delle materie prime, ma produce gittate di 150 metri o 250 in tiro curvo.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Le frecce sono costituite da fusti legnosi leggeri dotate di alette stabilizzatrici e punte in selce o in metallo. Quest’ultime sono ottenute per fusione e sagomate. Le punte in selce, a causa della loro tridimensionalità, non solo penetrano negli scudi ma li spaccano.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Il carro è composto di una piattaforma a forma di D in legno indurito a fuoco, ricoperta di pelle, con una murata protettiva. L’asse del carro egizio è posto al bordo della cassa per maggiore velocità e manovrabilità. Il carro asiatico invece ha l’asse al centro anche perché deve reggere un peso superiore per un equipaggio di tre uomini e non due. Il carro egizio ha un’accelerazione e una velocità superiore. Avrà un impiego fino al 1000 a.C. quando i cavalli, diventati sufficientemente robusti, potranno essere utilizzati in veri e propri reparti di cavalleria.</span></p> <p style="text-align: justify;">&#160;</p> <p style="text-align: justify;"><b><span>LA BATTAGLIA: IDEOLOGIA E METODO, DIRETTRICI D’INVASIONE</span></b></p> <p style="text-align: justify;"><span>I sovrani predinastici si impegnarono in guerre di riunificazione. Nel Medio Regno ci furono anche guerre di liberazione, mentre nel Nuovo Regno le guerre furono soprattutto di conquista. Stabiliti i canoni letterari, artistici e ideologici, ogni sovrano è celebrato con un evento bellico protocollare che lo glorifica. Ciò avviene anche in caso di insuccesso e durante i periodi di pace. Infatti non è rara l’indicazione di conquiste anacronistiche.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Si nota una variazione del metodo: i tuthmosidi usano i carri come accompagnamento e copertura della propria fanteria predisponendosi davanti ad essa. Arrivati a contatto del nemico sfondano le linee e si riorganizzano per l’accerchiamento lasciando il compito principale ai propri fanti. I ramessidi usano il carro come arma d’urto. I carristi diventano più numerosi e dotati di arco composto per ammorbidire le difese a distanza più elevata. I carri che aggrediscono reparti di carreria nemica si predispongono per file frontali, nel caso di aggressione a reparti di fanteria si dispongono per file perpendicolari in modo da colpire in profondità in modo puntiforme.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>Le annuali spedizioni in Asia possono percorrere tre vie abituali. </span></p> <p style="text-align: justify;"><span>La Via Maris è la più facile con direttrice Gaza – Ascalona – Ashod – Joppa – all’interno per Aphek e poi Megiddo. Da qui la strada si sdoppia: ad occidente per Acco (diventa Via Costiera) e a oriente per Hazor. La pianura di Sharon, con il taglio all’interno, è evitata per la malaria delle paludi e per i facili agguati nei fitti boschi.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>La Via Orientale punta diritto sul Mar Morto, poi sale fino a Gerusalemme. Poi si sdoppia: a occidente prosegue sui costoni montuosi della Samaria, poi giù a occidente per Megiddo; a oriente si scende a Gerico, si segue la valle del Giordano, si costeggia il Mar di Galilea arrivando ad Hazor. Richiede costi umani elevati perché il territorio è estremamente arido, torrido e facile alle imboscate.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span>La Via dei Re ha avuto origine da un antico sentiero che, partendo dal Mar Rosso, arriva a Damasco passando per la più fertile Transgiordania. E’ una direttrice rapida per la Siria, ma solo in tempo di pace, altrimenti ci si lascerebbero dietro pericolose sacche di resistenza armata.</span></p> <p style="text-align: justify;">&#160;</p>

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