Roma: la capitale degli obelischi

<p align="justify">Gli autori latini più volte hanno sferrato attacchi nei confronti dei culti egizi che si praticavano nell’antica Roma, deridendo e schermendo i rituali e gli aspetti grotteschi delle divinità; infatti, Giovenale e Marziale si distinsero per l’energica controffensiva dialettica e non risparmiarono il sarcasmo e la misoginia verso le seguaci della dea Iside e degli altri dei dalle fattezza animali.<br /> Oltre le fonti, anche i dati materiali ci confermano la diffusione degli influssi egittizanti a Roma:le decorazioni degli edifici pubblici e privati, in ambienti della corte imperiale, nei templi, nelle tombe a piramide e negli altri elementi introdotti a Roma, a prescindere dal credo religioso o da una filosofia politica. Tra questi si distinguono, per numero e dimensione gli obelischi.&#160; <br /> Gli studiosi, grazie ai suggerimenti forniti dagli stessi abitanti dell’antico Egitto, hanno attribuito a questi monoliti una alto valore simbolico strettamente legato con il culto del dio sole; dalle fonti però non ci è pervenuto, il loro nome effettivo e, convenzionalmente si continuano ad identificare con il termine che i greci, alti speculatori del pensiero, ci hanno trasmesso, obeliskos, vocabolo diminutivo (!) che vuol dire “piccoli spiedi”. Etimologie a parte, Roma detiene il numero maggiore di obelischi al mondo:tredici! Se si pensa che nel resto del globo ce ne sono altri otto, quello della città eterna è un vero e proprio primato.<br /> Tredici monoliti, attualmente eretti, tutti provenienti dalla terra dei faraoni. In passato probabilmente il numero doveva essere addirittura maggiore, visto che su&#160; alcune mappe di Roma, risalenti al XVI secolo, ne compaiono di più.<br /> Come già evidenziato, tutti e tredici provengono dall’Egitto, di cui sette recano delle iscrizioni realizzate da sovrani della valle del Nilo, due da imperatori romani, uno realizzato in epoca tarda con iscrizione pseudo egizia; gli altri non presentano alcuna iscrizione.<br /> Affascinante è il ripercorre il tragitto e le vicissitudini che questi enormi monumenti litici hanno vissuto dal loro distacco dalle cave (presumibilmente di Aswan) fino all’erezione nelle piazze capitoline. Tredici storie, alcune meglio documentate, altre ancora incomplete che rendono, ove ce ne fosse bisogno, ancora più avvincenti le&#160; vicissitudini degli elementi dell’antico Egitto.<br /> In questa sede, analizzeremo i trascorsi dell’obelisco attualmente posizionato in P.zza S.Giovanni in Laterano.<br /> Questo monolite è il più grande di quelli superstiti:dall’alto dei suoi 32,18 metri (l’altezza è leggermente inferiore di quella originaria, in quanto decurtata durante l’innalzamento nella sua attuale sede) svetta nella piazza già residenza papale.<br /> Di granito rosso, con provenienza quasi certa da Aswan, il monolite pesa 455 tonnellate, e fu voluto da Thutmosi III; infatti le iscrizioni riportano il suoi nomi e alcune frasi di commemorazione dell’erezione del monumento nella sua sede originaria, ovvero il Karnak.<br /> Altre iscrizioni furono aggiunte da Thutmosi IV e successivamente Ramesses II appose il suo segno. <br /> Il trasferimento fu voluto dal figlio di Costantino, Costanzo (337-361 d.C) che riuscì dove Augusto aveva fallito. Ottaviano aveva rinunciato all’impresa perché timoroso dell’eventuale ira degli dei e per l’enorme difficoltà che il trasporto avrebbe arrecato.<br /> Costanzo, incurante delle difficoltà terrene e divine, fece arrivare a Roma il monumento e lo fece erigere nel Circo Massimo, al posto di un altro obelisco fatto posizionare anni prima da Augusto.<br /> Il trasporto fu titanico! Una nave, appositamente costruita, percorrendo la rotta che collegava l’Egitto a Roma, giunse fino alla foce del Tevere;di qui per circa 5 chilometri, risalendo il fiume, giunse fino alla villa di Severo per poi arrivare nel Circo Massimo.<br /> Un simbolo pagano per commemorare la vittoria del cristianesimo sul paganesimo! <br /> Nella primavera del 357, durante una visita di Costanzo, vi fu l’inaugurazione del monolito come simbolo della cristianità.<br /> L’oscurità del medievo sembra avvolgere anche il destino dell’obelisco che crollò in epoca imprecisata. Notizie del monumento e della sua riedificazione si hanno solo intorno al sedicesimo secolo, dove le cronache ci narrano di un monsignore, Michele Mercati, che suggerì al coevo&#160; papa Sisto V, l’esistenza di un tale colosso.<br /> Il monumento, ridotto in tre sezioni e giacente sotto 7 metri della palude che ricopriva il Circo Massimo, fu ri eretto in Roma il 3 agosto 1958;nuova sede, P.zza Laterano, nuovo basamento, costituito da quattro leoni, e una croce sulla cima come simbolo reiterato della cristianità.La consacrazione avvenne il 10 agosto dello stesso anno.</p> <p align="right"><strong><em>Generoso Urciuoli</em></strong></p>

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