Berenice

<DIV align=justify>La recente scoperta della città di&nbsp; Berenice Panchrysos ha fatto <I>riemergere</I>&nbsp; alcune mie vecchie considerazioni e perplessità &nbsp;circa la toponomastica attribuita alla città di Berenice sul Mar Rosso. Berenice (Βερενίκη in greco) era il nome di alcune sovrane e principesse&nbsp; dell’epoca tolemaica ed in particolare,&nbsp; per ciò che concerne la presente ricerca,&nbsp; due di esse ebbero&nbsp; l’onore del proprio nome attribuito ad alcune città del Regno. In breve la storia<B>:</B> la prima città in questione&nbsp; è Berenice di Cirenaica, sito archeologico&nbsp; che trovasi non distante da Cirene (attuale Libia), all’epoca capoluogo di quella regione. La Sovrana che ha dato il proprio nome alla città è Berenice II, andata sposa a&nbsp; Tolomeo III Evergete, &nbsp;figlia di Tolomeo Maga che assunse la carica intorno al 300 a.C. ca. di Governatore della Cirenaica (figliastro di Tolomeo I Sotere e Berenice I). &nbsp;La seconda è Berenice detta Trogloditica (dal greco Тρωγλοδύται), porto sul Mar Rosso nell’attuale Egitto quasi ai confini del Sudan. L’appellativo di <I>troglodita</I>/come aggettivo<I> trogloditica </I>(cioè "propria dei trogloditi")<I> </I>fu dato dai sovrani tolomei che, com’è noto parlavano e scrivevano solo in greco [ l’unica sovrana a conoscer la lingua egiziana fu Cleopatra VII ma come lingua straniera (sic!)]. I Trogloditi erano le popolazioni etiopi che abitavano la zona (giova ricordare che l’intero Kush era dai greci chiamato Etiopia, da αίθιοψ = gente dal volto bruciato) ma il valore semantico&nbsp; sta a significare <I>cavernicoli / gente rozza </I>(greco: τρώγλη = buco, caverna da cui τρωγλοδύτης uomini che vivono in caverne). Tolomeo II Filadelfo nel 275 a.C. fondò questo porto e, secondo il prevalente orientamento degli studiosi sul quale per quanto dirò esprimo alcune riserve, lo stesso fu concepito per contingenti motivi politico-strategici. Avendo i Seleucidi bloccato nel Mar Rosso l’importazione degli elefanti di provenienza indiana, i Tolomei in alternativa iniziarono la caccia agli elefanti africani che venivano così imbarcati in quel porto su navi particolarmente attrezzate (έλεφαντηγός i.e. <I>elephantagoi</I>) per essere poi inviati attraverso il Mar Eritreo (etimo dal greco έρυθρός = <I>rosso</I>) alle varie destinazioni, in relazione alle specifiche esigenze. Tolomeo Filadelfo avrebbe attribuito a questo porto, ed anche su ciò nutro perplessità, il nome di Berenice in onore della propria madre Berenice I consorte di Tolomeo I Sotere. Attualmente questo sito è oggetto di intense ricerche da parte di missioni archeologiche tedesco-olandesi. Terzo centro oggetto della presente ricerca è Berenice Pancrisia (in greco Βερενίκη Πάνχρυσός i.e. Berenike Panchrysos), città già citata&nbsp; da Plinio il Vecchio che ne parla nella <I>Naturalis Historia. </I>Come attesta lo stesso nome&nbsp; trattasi di un importante centro minerario per l’estrazione dell’oro (in greco&nbsp; χρυσός = oro). L’etimo di questa parola è comunque un po’ controverso, infatti taluni&nbsp; intendono&nbsp; il significato di città <I>tutta d’oro </I>&nbsp;(πάν = tutto), altri autori (cfr. Damiano Appia)&nbsp; ritengono e credo in maniera più corretta ed esauriente, che&nbsp; la parola Pan alluda al dio Pan / Πάν (versione greca di Min,&nbsp; divinità egizia &nbsp;del deserto); pertanto il significato di Berenice Pancrisia sarebbe Berenice città dell’oro protetta dal dio Pan.Questo sito &nbsp;risale ad epoche antichissime, era già conosciuto come capitale dei Beja ed ancor prima dei Medjai, poi durante il Medio Regno (probabile il nome egizio Tjeb), fu particolarmente potenziata come centro minerario per l’estrazione dell’oro. Infine Tolomeo II Filadelfo (III sec. a.C.) ne ristrutturò completamente gli impianti, così come appaiono nei resti oggi, facendola chiamare con il nome della propria madre &nbsp;Berenice I, in suo onore. Il luogo, del quale ancora ne parlavano autori arabi nel Medioevo e che fino al 1989 non si era riuscito ad individuare, lo si riteneva fino a non molto tempo fa allocato nello Wadi Hammamat. Questo <I>status di dimenticanza </I>ebbe fine nel febbraio del 1989 quando due archeologi italiani i fratelli gemelli Angelo e Alfredo Castiglioni, assieme al fotografo specialista Giancarlo Negro, riuscirono finalmente a portare alla luce Berenice Pancrisia. Il Negro, avvalendosi delle grandi tecniche della fotografia (soprattutto aerea), riuscì ad individuare il centro minerario in una località dello Wadi Allaqi (Sudan nord-orientale quasi ai confini con l’Egitto), ove le carte segnano il nome di Derahejb. I Castiglioni hanno effettuato altre ricognizioni in epoche successive, l’ultima &nbsp;nel 2002, confermando la validità dell’importantissima scoperta. Un grande evento che ebbe vasta eco a livello scientifico peraltro sancito dal conferimento del Premio De Clerq dell’Accademia di Francia, nonché una medaglia d’oro per alti meriti culturali, elargita dal Presidente della Repubblica Cossiga. Il grande egittologo francese Jean Vercoutter testualmente parla di "<I>una tra le grandi scoperte dell’archeologia</I>". Dopo aver, oserei dire,&nbsp; <I>passato al setaccio</I>, onde fornire al lettore un quadro quanto più chiaro ed esauriente possibile circa le tre città <I>appellate tutte</I> Berenice, vengo al <I>reddere ad rationem </I>del presente scritto. <I>&nbsp;</I>Sulla prima città Berenice di Cirenaica <I>nulla quaestio</I> essendo questa molto lontana dalle altre due, in altra regione distante migliaia di chilometri tenendo altresì presente che il nome fu dato&nbsp; ad una reale, Berenice II, che nulla aveva&nbsp; a che vedere con Berenice I. Quindi direi un caso di omonimia punto e basta. La problematica a mio avviso verte sui due centri quasi dirimpettai di Berenice Pancrisia e Berenice Trogloditica. In questo caso bisogna sancire l’esistenza di due Berenice una sul Mar Rosso ed una nel deserto sudanese? Parrebbe proprio di sì ma sino ad un certo punto ed io credo in modo <B><I>improprio</I></B>. Che il porto di Berenice sia stato punto di invio degli elefanti africani è certamente verosimile, peraltro è testimoniato da documenti certi, non credo però, od almeno nutro forti perplessità, che questo sia stato il principale motivo dell’edificazione di tale porto. E’ molto più "credibile" che questo porto sia stato concepito come principale nodo di sbocco (od almeno uno dei principali, l’altro era il raggiungimento del Nilo attraverso il deserto di Atmuri) dei traffici carovanieri portanti l’oro estratto dalle miniere completamente ristrutturate di Berenike Panchrysos che, da Berenice Trogloditica veniva poi imbarcato per il Sinai ed Alessandria. Nel caso in esame ci troviamo di fronte a due località relativamente&nbsp; molto vicine ed entrambe realizzate quasi contemporaneamente da uno stesso artefice, Tolomeo II Filadelfo. Possibile che questo sovrano abbia dato alle due località così collimanti per tanti aspetti&nbsp; lo stesso nome della propria madre Berenice I, consorte di Tolomeo I Sotere? &nbsp;La affinità dei fattori ubicità – nome – epoca – stesso soggetto mandante indurrebbero&nbsp; in realtà ad un unico nome, per un unico centro soprattutto e fondamentalmente per la vicinanza degli stessi, non foss’altro che per motivi di una corretta toponomastica del territorio. Appare, a mio avviso, più verosimile (ipotesi che deve naturalmente essere suffragata da ulteriori ricerche peraltro in corso per quanto mi risulti) che il vero centro ad avere il nome di Berenice sia stato&nbsp; Berenike Panchrysos. La località marina&nbsp; non era altro che il porto del centro minerario, il suo sbocco naturale e quindi&nbsp; doveva intendersi come il <B><I>Porto della città di Berenice Pancrisia</I>.</B> Nel merito bisogna altresì considerare il fatto che Berenice Pancrisia era un centro preesistente, antichissimo che fu semplicemente ristrutturato in epoca tolemaica. Quindi doveva avere almeno la parvenza di città non foss’altro per la presenza delle abitazioni dei minatori. Ben diversa la situazione di Berenice sul Mar Rosso, costruita ex novo dal Filadelfo in quell’epoca e pertanto, con ogni probabilità almeno agli inizi, doveva consistere&nbsp; <I>sic et simpliciter </I>in banchine e strutture portuali annesse. In sostanza questo porto doveva essere un elemento complementare del centro minerario, una struttura in funzione dell’altra e siccome i porti vengono creati come necessaria conseguenza di un <I>qualche cosa collegato al proprio hinterland</I>,<I> </I>&nbsp;ecco che appare certamente più plausibile che quest’ultimo (il porto) derivi dall’altro (Derahejb). Col tempo, probabilmente anche a seguito di un inevitabile sviluppo urbano parallelo al porto, &nbsp;si perse la toponomastica anzi ipotizzata (porto della città di Berenice Pancrisia). Così questa località marina finì col chiamarsi Berenice punto e basta e, per distinguersi dall’altra, se ne aggiunse l’aggettivo Trogloditica, termine alludente alla popolazione locale. </DIV> <DIV align=justify>&nbsp;</DIV> <DIV align=justify><STRONG>Mario Menichetti</STRONG></DIV>

Share This Post
Have your say!
00