Corso di Tolemaico

Il mio ultimo libro, “Geroglifico elementare. Storia, mistero e fascino della madre di tutte le scritture”,
Edizioni TerraSanta, Milano 2021, non vuole insegnare a leggere i testi geroglifici e a tradurli: per questo ci
sono le grammatiche. Nonostante il titolo – imposto dall’editore! – sono il primo a dire che imparare a
muoversi con un certo agio su un testo dell’antico Egitto sia tutt’altro che un’operazione elementare (anche
se fattibile, lo sottolineo!). Suo scopo essenziale è invece quello di mostrare quale scrigno di bellezza è
possibile trovare per chi avrà l’ardire di intraprendere questo percorso di studio. Il geroglifico egiziano, la
più bella di tutte le scritture mai ideata dalla mente umana, vanto eterno di una civiltà senza pari, saprà
ricompensare a piene mani questi arditi!
A mio avviso, poi, il massimo della bellezza, e quindi anche la quint’essenza della “goduria”, lo si troverà
quando ci si dedicherà allo studio del cosiddetto “tolemaico”, ossia di quella particolare scrittura utilizzata
prevalentemente sulle pareti dei templi del periodo greco-romano, per circa sette secoli.
Molti, anche egittologi “di grido”, nutrono disdegno per il periodo tolemaico, come se ormai quello non
fosse più “Egitto”, terminato invece molti secoli prima, con la fine del glorioso Nuovo Regno. Eppure,
benché dette appartenere al periodo tolemaico-romano, termine che richiama la cultura greca e quella latina e
non più quella egizia, le iscrizioni geroglifiche incise sui templi di questo periodo non sono il prodotto
degenerato di una civiltà in declino: esse sono state concepite da egiziani, “veri” egiziani, discendenti da
quelli più antichi, con i quali condividevano la stessa cultura, la stessa fede. Questi templi, pertanto, non
possono essere considerati opere della decadenza, e pertanto trascurabili, se non peggio, ma sono il prodotto
sommo di una civiltà che aveva accumulato già più di tre millenni di storia e che ci ha lasciato con essi il
rimpianto di un mondo ormai – ora, non allora – passato, nel quale tutte le conoscenze e le speculazioni sono
state messe in atto per ottenere giochi grafici che ancor oggi affascinano quanti hanno desiderio di accostarsi
ad essi, che meritano rispetto e ammirazione.
È per questo che, con la collaborazione degli amici Paolo Bondielli e Marcello Garbagnati e del sito di
Mediterraneoantico, si è deciso di organizzare un “corso” di tolemaico, indirizzato, ovviamente, a chi già
conosce almeno l’egiziano classico. Ogni settimana verrà presentato un beve testo, corredato di
traslitterazione, traduzione e breve commento grammaticale. In tal modo sarà possibile, per chi lo volesse,
accostarsi allo studio di questi testi, magari un po’ più difficili di quelli classici, ma pur sempre latori del
“bello” che l’Egitto, così generosamente, ci ha donato a larghe mani. Le pareti dei templi tolemaici sono libri
a cielo aperto, che non aspettano altro che di essere letti. Perché non farlo?
Per iniziare, si è scelto di considerare le innumerevoli scene che decorano le pareti esterne del muro di cinta
del tempio del dio Horus ad Edfu. Redatti in “tolemaico corrente”, questi testi non presentano particolari
difficoltà, pur offrendo una ricca casistica di “nuove” letture rispetto al periodo classico. Essi sono pertanto
adatti a un approccio graduale a questa interessantissima e intrigante fase linguistica.
In un tempo successivo si considereranno anche testi più complessi, e non solo di Edfu, ma anche di File,
Dendera, Esna … Il godimento non ha fine!
Alberto Elli

Il Tolemaico – introduzione Il Tolemaico – Edfu – Muro di cinta – parete esterna Ovest – primo registro
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