<DIV align=justify>Gli obelischi egiziani provengono quasi tutti dalle cave di granito di Assuan. Qui, venivano delineati in senso orizzontale nella roccia e scavate delle infossature lungo il corpo del futuro obelisco fino alla profondità voluta. In queste, veniva versata dell’acqua che, gelandosi con il freddo della notte e dilatandosi, faceva distaccare la pietra dal corpo roccioso della cava. Questa, almeno, la spiegazione ufficiale della tecnologia adottata che però, a mio parere, non è del tutto chiara ed esaustiva. Ad Assuan è visibile un obelisco, ancora attaccato alla roccia del fondo, che si è incrinato durante i lavori d’estrazione e che perciò è stato abbandonato in loco. <BR>È comunque stupefacente l’abilità tecnica degli antichi egizi che riuscivano a realizzare dei monoliti, lunghi decine di metri e con una base molto ridotta, con un baricentro assolutamente perfetto e tale da garantirne la stabilità verticale. <BR>I blocchi di pietra, una volta estratti, venivano poi rifiniti, levigati, incisi con i geroglifici di dedica e con il nome del sovrano che l’aveva fatto realizzare e ricoperti, sulla cuspide, con una lega d’oro ed argento (l’electron), che l’avrebbe fatto brillare al sole. Trasportati fino al Nilo facendoli rotolare su tronchi, venivano poi imbarcati su chiatte e portati al luogo destinato per la loro non facile erezione per mezzo di funi e dedicati agli dei. Basti pensare alle difficoltà incontrate per la messa in opera di quello portato a Roma, in Vaticano ("acqua alle corde!"). <BR>Sugli obelischi ci sono alcuni divertenti aneddoti: a Karnak, quello di Hatshepsut è meglio conservato di quello di Tuthmosis IV. Questi, infatti, voleva cancellare qualsiasi riferimento a questa regina-Faraone che, in pratica, gli aveva usurpato per molti anni il trono. Però, per i suoi significati religiosi, l’obelisco non poteva venire toccato. Allora, per superare il problema e sottrarlo alla vista, lo fece ingabbiare da un muro e questo, contrariamente alle sue intenzioni, ebbe l’effetto di preservare perfettamente nel tempo il manufatto! <BR>Poi, al tempo della costruzione del canale di Suez, Napoleone III trattò con l’allora Califfo uno scambio: uno dei due obelischi che si innalzavano davanti al tempio di Luxor contro un grande orologio (grande meraviglia della tecnica per il mondo arabo! Si pensi che in Turchia, fino ad Ataturk, negli anni trenta, gli orologi li aveva solo il Sultano!), da inserire in una torre nel cortile antistante la moschea della cittadella al Cairo. Fatto l’accordo, l’obelisco è a Parigi in Place de la Concorde e l’orologio al Cairo, ma fermo: non sono mai riusciti a farlo funzionare! </DIV> <DIV align=justify> </DIV> <DIV align=justify><STRONG>Gilberto Sozzani</STRONG></DIV>
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