Nord e Sud ovvero un caso irrisolto

<p style="text-align: justify;" class="MsoNormal">La parola inglese <em>bee </em>designa una particolare specie di insetti appartenente alla famiglia degli imenotteri dal nome scientifico<span style="">&#160; </span><em>apis mellifera</em><span style="">&#160; </span>più comunemente conosciuta come <em>ape </em>(der. dall’antico inglese <em>beo</em> e questo dall’antico alto germanico<span style="">&#160; </span><em>bini</em>, <em>bia</em> , affine all’antico norvegese <em>by </em>, al gallese <em>bydaf </em>, lituano <em>bitis</em>). Del tutto incerta la radice primigenia che ha dato origine alle varie terminologie anzi descritte (cfr. Webster’s Dictionary<span style="">&#160; </span>III ed. <span lang="EN-GB" style="">Chicago Ill. 1986 </span>I vol.<span lang="EN-GB" style=""> pag. 196.). </span>L’insetto in questione nell’egiziano antico (medio regno) è <v:shapetype coordsize="21600,21600" o_preferrelative="t" o_spt="75" filled="f" stroked="f" path=" m@4@5 l@4@11@9@11@9@5 xe" id="_x0000_t75"><v:stroke joinstyle="miter"></v:stroke><v:formulas><v:f eqn="if lineDrawn pixelLineWidth 0 "></v:f><v:f eqn="sum @0 1 0 "></v:f><v:f eqn="sum 0 0 @1 "></v:f><v:f eqn="prod @2 1 2 "></v:f><v:f eqn="prod @3 21600 pixelWidth "></v:f><v:f eqn="prod @3 21600 pixelHeight "></v:f><v:f eqn="sum @0 0 1 "></v:f><v:f eqn="prod @6 1 2 "></v:f><v:f eqn="prod @7 21600 pixelWidth "></v:f><v:f eqn="sum @8 21600 0 "></v:f><v:f eqn="prod @7 21600 pixelHeight "></v:f><v:f eqn="sum @10 21600 0 "></v:f></v:formulas><v:path o_extrusionok="f" gradientshapeok="t" o_connecttype="rect"></v:path><o:lock aspectratio="t" v_ext="edit"></o:lock></v:shapetype><v:shape coordsize="21600,21600" type="#_x0000_t75" style="width: 40.5pt; height: 21pt;" id="_x0000_i1025"><v:imagedata o_title="" src="./NordeSud_file/image001.wmz"></v:imagedata></v:shape>trsl.:<span style="">&#160; </span><em>bỉt</em><span style="">&#160;&#160;&#160; </span>(cfr. Faulkner: <em>Middle Egyptian Dict</em>., Oxford 1999 pag. 79) ove <v:shape coordsize="21600,21600" type="#_x0000_t75" style="width: 10.5pt; height: 21pt;" id="_x0000_i1026"><v:imagedata o_title="" src="./NordeSud_file/image003.wmz"></v:imagedata></v:shape><span style="">&#160;</span>(X1 della lista Gardiner)<span style="">&#160; </span>presumibilmente sta ad indicare semplicemente il genere femminile del sostantivo in esame. Ciò dovrebbe portarci a ritenere che la <em>assonanza </em>tra l’inglese in tutte le varie configurazioni<span style="">&#160; </span>ed affinità testé accennate e la radice della parola egizia,<span style="">&#160; </span>privata dell’indicazione del genere femminile,<span style="">&#160; </span>risulta<span style="">&#160; </span>oltremodo evidente senza dover ricorrere , come sovente accade in analoghe circostanze,<span style="">&#160;&#160; </span>a “forzature” del caso. Ma,<span style="">&#160; </span>com’è noto, l’iconografia dell’ape nell’egiziano antico designa oltre che l’insetto anche la regione del Basso Egitto e più in genere indica il nord, il settentrione. I sovrani<span style="">&#160; </span>riportavano nei loro cartigli l’emblema dell’ape stante ad indicare la loro sovranità sul nord del paese. Molti studiosi ritengono che l’identificazione del Basso Egitto e più in genere del settentrione, del nord con<span style="">&#160; </span>l’immagine dell’ape mellifera sarebbe dovuta alla notevole diffusione nelle regioni del delta di allevamenti di questo insetto. Ciò comunque, per quanto mi risulti, non sembra ancora scientificamente provato e pertanto la questione risulta controversa. Il Budge (cfr. E.A.W. Budge: <em>An Egyptian<span style="">&#160; </span>Hieroglyphic Dict</em>., New York 1978 I vol. pag. 211) nel<span style="">&#160; </span>riportare<span style="">&#160; </span>la corona regale unitamente all’ape quale simbolo del re del<span style="">&#160; </span>Basso Egitto in opposizione all’Alto Egitto (trsl. <em>båt</em>) evidenzia<span style="">&#160; </span>la parola greca Bιτης quale derivazione dal termine egizio. Il sostantivo greco in tal caso è la terminologia grecizzata stante ad indicare non l’insetto bensì <em>sic et simpliciter</em> il Basso Egitto. Premesse le considerazioni anzi esposte sulla <em>assonanza</em> tra gli idiomi germanici e del nord Europa in genere e l’egiziano antico della parola in questione,<span style="">&#160; </span>mi sono posto il quesito: come è possibile che il nome di un sostantivo di chiara origine egizia possa essere <em>sbarcato </em><span style="">&#160;</span>nelle brumose lande del nord senza essere<em> filtrato</em> – come accade al contrario per tanti altri etimi -<span style="">&#160; </span>dalle aree mediterranee<span style="">&#160; </span>greche e latine aventi queste<span style="">&#160; </span>una funzione di ponte?<span style="">&#160; </span>Non sembrano infatti, nel caso in esame, assolutamente esservi colleganze né con il greco né con il latino<span style="">&#160; </span>che possano in un certo qualmodo<span style="">&#160; </span>far ritenere plausibile una discendenza mediterranea (cfr. Rocci e Gemoll per la lingua greca e Castiglioni &amp; Mariotti per la latina). Risulterebbe altresì estremamente improbabile ed azzardato anche se non impossibile<span style="">&#160; </span>collegare il sostantivo egizio indicante l’insetto e per estensione<span style="">&#160; </span>il nord con il termine cinese designante il sito geografico in questione <em>be/bei </em><strong><span style="font-size: 12pt;">ﺍﺎ</span><em><span style="">&#160; </span></em></strong>(es.:<span style="">&#160; </span>la città di Pechino nell’idioma mandarino chiamasi <em>Beijing</em> -etimo bei = nord e jing città capitale del…- in opposizione a Nanjing = Nanchino città capitale del sud). Al tempo di queste ricerche, non avendo alcuna giustificazione che potesse sufficientemente <em>confortarmi </em>sul piano scientifico, fui portato a concludere che doveva trattarsi di identità dovuta al caso. Recentemente però, sempre in seguito alla ricerca sistematica di etimi di matrice camitico-semitica confluiti in area giapetica, la problematica di che trattasi in un certo qualmodo è tornata<span style="">&#160; </span><em>in auge</em> per quanto si dirà. La parola <em>sud </em><span style="">&#160;</span>deriva dal francesismo “sud”<span style="">&#160; </span>e questo dall’inglese <em>south </em>(der. dall’antico inglese<span style="">&#160; </span>sūthan/sū<span style="font-family: h;">th</span>, a sua volta con <em>discendenze</em> dall’antico Alto Germanico <em>sund</em>/<em>sundan</em>, Antico Norvegese <em>suthr</em>,<em> </em>la cui radice va ricercata nell’Antico Frisone<span style="">&#160; </span><em>sūth</em> – cfr. Webster’s cit. op. III vol. pag. 2178). Anche in questo caso la radice primigenia<span style="">&#160; </span>non trova concreta rispondenza con altri e più antichi idiomi del gruppo giapetico. Basti rammentare<span style="">&#160; </span>le varie configurazioni<span style="">&#160; </span>esistenti in lingua greca e latina designanti il sud,<span style="">&#160;&#160; </span>tutte molto distanti dalle parole in questione. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di prendere in considerazione<span style="">&#160; </span>l’assonanza fonetica tra il sostantivo sole (lat. <em>sol-solis</em>) ed il concetto di meridione, partendo dal presupposto che le terminologie di ceppo germanico testé analizzate deriverebbero<span style="">&#160; </span>la propria radice dalla parola indicante l’astro in questione (sun-sunden-sund ecc.). Quanto detto tenendo soprattutto conto che trattasi di popolazioni nordiche ove, più che mai, il sole starebbe a rappresentare il concetto di calore <em>ergo </em>sud, meridione. Francamente però il <em>percorrere questa strada </em>a me sembra un’autentica forzatura. Come emergerà nel prosieguo del presente scritto<span style="">&#160; </span>il sostantivo <em>suthen-suth-south</em> ecc. indicante il sud risulta certamente molto più vicino alla radice egizia <em>rsu</em>/<em>rsut </em><span style="">&#160;</span>che non al <em>sol </em>latino, termine a mio avviso troppo lontano dall’etimo in questione. In lingua latina – tornasi a ripetere – il sud<span style="">&#160; </span>è sempre indicato con altri termini del tutto estranei alla parola<span style="">&#160; </span>designante il corpo celeste (cfr. Castiglioni &amp; Mariotti cit. op. pagg. 2355 e 2402). Orbene, come anzi indicato, nell’egiziano antico il sud è comunemente indicato <v:shape coordsize="21600,21600" type="#_x0000_t75" style="width: 50.25pt; height: 21pt;" id="_x0000_i1028"><v:imagedata o_title="" src="./NordeSud_file/image005.wmz"></v:imagedata></v:shape><span style="">&#160;</span>, trsl. <em>rsw </em>ove G43 è compl. fonetico e O49 assume<span style="">&#160; </span>a mio avviso valore di determinativo nel senso di terra/villaggio (lett<em>. níwt</em>) posto al sud (cfr. Faulkner, cit. op. pag. 152). M23 (tr. <em>sw</em>) è il simbolo del giunco, pianta notevolmente diffusa nell’Alto Egitto e nel <em>Kush</em> settentrionale e<span style="">&#160; </span>che pertanto caratterizza quelle regioni<em> </em>ed in ultima analisi il meridione, il sud in genere. Giova altresì rammentare che anche in tal caso, come lo è stato per l’ape simbolo del nord del paese, il giunco<span style="">&#160; </span>è riportato come simbolo di potere del sovrano sull’Alto Egitto. Rammentasi che nel protocollo regale il <em>prenomen </em>recante la sovranità sull’Alto e Basso Egitto, comunemente riportato come quarto nome, era uno dei principali appellativi del sovrano.<em> </em><span style="">&#160;</span>Il sud risulta altresì<span style="">&#160; </span>espresso<span style="">&#160; </span>con altre forme più o meno analoghe alla precedente, il più delle volte nella configurazione <v:shape coordsize="21600,21600" type="#_x0000_t75" style="width: 50.25pt; height: 21pt;" id="_x0000_i1027"><v:imagedata o_title="" src="./NordeSud_file/image007.wmz"></v:imagedata></v:shape><span style="">&#160;&#160;</span>(cfr. A.H. Gardiner: <em>Egyptian</em> <em>Grammar</em>, Oxford 1994 pag. 482) trsl. <em>rśwt </em>che pressappoco si dovrebbe leggere <em>resut </em>od anche<em> rsut</em><span style="">&#160; </span>tenendo presente che la <em>e </em><span style="">&#160;</span>risulta essere una legatura convenzionale necessaria alla lettura. In questa ipotesi il G43 <em>pulcino di quaglia</em> solo e soltanto lui assume funzione di complemento fonetico della parola.<span style="">&#160; </span>Quel che risulta a mio avviso di estremo interesse è il fatto che il D21 <em>bocca umana</em> posta alla base del giunco M23 <em>alias </em>M24, come osserva il Sethe (cfr. K. Sethe: <em>Die altägyptischen Pyramidentexte</em>, Leipzig 1908 § 132) sta ad indicare la bocca che germoglia il giunco. <em>Ergo </em>il D21<span style="">&#160; </span>non sarebbe altro che un elemento aggiuntivo, di sostegno alla parola chiave<span style="">&#160; </span>giunco rappresentante, come detto, il meridione del paese,<span style="">&#160; </span>il sud. Pertanto, sulla base di tale ottica, il concetto di sud verrebbe a restringersi nella forma <em>swt</em> (pron. appross. <em>sut</em>). Comunque, al di là di tali <em>bizantinismi</em>, risulta abbastanza evidente, anche in tal<span style="">&#160; </span>caso, la notevole assonanza fonetica esistente tra la parola egizia e quelle anglosassoni testé illustrate.<span style="">&#160; </span>Per quanto enunciato in precedenza anche nel caso dell’Alto Egitto l’etimo egizio <em>approdato sulle rive del Tamigi</em> senza il filtro in area mediterranea resta un qualcosa di inspiegabile tenendo soprattutto conto che trattasi di due parole indicanti entrambe le due polarità del mondo. Anche in tal caso vale la ipotesi della circostanza fortuita? Chi scrive queste brevi note da tempo conduce ricerche<span style="">&#160; </span>sugli etimi camitico-semitici approdati in area indoeuropea ma nella pressoché totalità dei casi trattasi di parole assorbite nel greco e/o nel latino e idiomi derivati. Soltanto dopo un filtraggio <em>mediterraneo </em>, come in precedenza accennato, alcune di esse sono state acquisite dagli idiomi nordeuropei. Nel doppio caso in esame ci si trova di fronte ad una vera e propria frattura alla quale non si riesce, a mio avviso, a dare esauriente risposta. Ho preso in esame anche la remota eventualità di colleganze con le popolazioni celtiche di Iberia, Brittany (piccola Bretagna) e Britannia (si rinvia in tal sede alla storia di<span style="">&#160; </span>Milesius e dei suoi figli che nel IV sec. a.C. emigrarono in Egitto dalla Iberia e successivamente raggiunsero l’Hibernia stabilendosi colà). E’ noto inoltre<span style="">&#160; </span>che durante l’epoca tolemaica i sovrani d’Egitto reclutarono sovente soldati mercenari celti e si deve presumere che molti prima o dopo tornarono in nord Europa. Quanto detto potrebbe valere a sostegno per il gallese antico <em>bydaf</em>, accettando per postulato la radice celtica alla parola “ape”.<span style="">&#160; </span>Ma anche in tal caso la ipotesi che i Celti abbiano fatto da “ponte” tra l’Egitto ed il nord Europa è da scartare, a mio avviso, per le seguenti motivazioni: 1) la parola “ape” deriva come visto da diversi idiomi germanici e lituani con collocazioni geografiche molto distanti dalle isole britanniche, ciò deve pertanto far<span style="">&#160; </span>ritenere esattamente l’opposto e cioè l’influenza degli idiomi germanici sul gallese antico sulla base storica dell’invasione della Britannia da parte di popolazioni scandinave; 2) quanto al sostantivo indicante il “sud” non risulta esservi, nelle varie configurazioni testé analizzate,<span style="">&#160;&#160; </span>alcuna traccia di origine celtica della parola (cfr. Webster’s, op. cit.). La problematica di che trattasi pertanto non trova a mio avviso idonea risposta<span style="">&#160; </span>anche se ammettere il “caso fortuito” in entrambi gli etimi indicanti il nord ed il sud a me sembra estremamente improbabile.</p>

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