<DIV align=justify>Come si sa, in Egitto, di norma, viene assegnata una guida ufficiale ad ogni gruppo turistico. Queste guide, conseguita una minilaurea di tre anni, sono bravissime nell’illustrare i monumenti visitati e le principali iscrizioni, ma, purtroppo, spesso manca loro una visione d’insieme. Nel mio primo viaggio da turista in Egitto, negli anni ottanta, ci accompagnava una giovane molto carina – assomigliava in modo impressionante alla ‘suonatrice d’arpa’ dell’affresco nella tomba di Nakht a Tebe – ma che era molto sciovinista ed infarcita di cultura islamica. Costei, di fronte alla Sfinge, sosteneva con enfasi che il volto era stato sfigurato dalle cannonate delle truppe di Napoleone. Invece, sono proprio stati gli islamici Mamlouk a compiere quest’atto vandalico (anche se la cosa, alla guida, non stava bene!). La prova è data da una lettera, scritta da un abate a Luigi XV e conservata negli archivi storici di Parigi, in cui, secondo l’uso del tempo, questi relaziona il sovrano su un suo viaggio in Egitto e dice: ". vicino alle piramidi, dalla sabbia, emerge un splendido viso di uomo su un corpo di iena (sic!). Peccato che gli manchi il naso e la barba!". <BR>Napoleone è stato senz’altro uno dei più grandi ladri della storia. Ovunque andasse, portava via tutto quello che poteva, però, proprio perché ne apprezzava il valore. E queste guide dimenticano che è stato proprio lui ad inviare in Egitto il primo nucleo di studiosi che ne hanno rilevato e censito tutti i monumenti e che da questa iniziativa nasce, in seguito, con Mariette, il primo museo del Cairo e la storia archeologica dell’Egitto, che costituisce, ad oggi, la principale fonte di reddito del paese. <BR>Certo, è molto più comodo attribuire i vandalismi ad uno straniero piuttosto che ai propri antenati. Però, la verità è un’altra! <BR></DIV> <DIV align=justify><STRONG>Gilberto Sozzani</STRONG></DIV>
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