Le piramidi di Meroe e il Dr. Ferlini

<DIV align=justify>Il Dr. Giuseppe Ferlini è quel medico, purtroppo italiano, che, giunto a Meroe al seguito di un gruppo di soldati egiziani ca. nel 1830, si diede al forsennato, sistematico smontaggio – e conseguente distruzione – delle Piramidi della necropoli. Cercava di impossessarsi di favolosi tesori che, secondo lui, avrebbero dovuto trovarsi lì nascosti. Non solo non trovò quanto cercava, ma dovette anche ritornarsene in Italia a gambe levate, viste le sacrosante, violente proteste della popolazione locale. <BR>In effetti, la tradizione degli immensi tesori del regno di Kush, re etiope che diede inizio alla dinastia nubiana, è cosa ben nota. Ma si riferisce alla ricchezza del paese che, al tempo, disponeva di miniere d’oro, di metalli preziosi e di legname pregiato. Proprio per lo sfruttamento di questi beni naturali, i rapporti tra egiziani e nubiani sono stati, fin dal mille a.C. piuttosto tesi, con continui scontri. Fu solo nel Nuovo Regno che l’Egitto riuscì ad annettersi la Nubia e dare sviluppo alla città di Napata. Successivamente, nel Tardo Regno, la situazione si invertì e, con la XXV dinastia dei "Faraoni etiopi" (che sarebbe più corretto chiamare nubiani), Napata divenne, dal 751 al 656 a.C., la capitale dell’ Egitto. <BR>Poi, con l’invasione assira e tutte le lotte intestine che travagliarono l’Egitto, la Nubia tornò ad essere indipendente e la capitale del regno, circa nel 400 a.C., venne trasportata più a sud, appunto a Meroe, poco più a nord di Karthoum, in pieno deserto (ci si chiede, ancor oggi, le ragioni di questa scelta!). e tuttora, per raggiungerla, si deve usare un fuoristrada. <BR>In questo periodo, la cultura egiziana, anche per la importante presenza dei sacerdoti fuggiti da Tebe, che portarono prima a Napata e poi a Meroe il culto di Ammone, si fuse con quella locale. Nella necropoli di Meroe si può ancora vedere una statua, dedicata al dio kushita Apemedek, che ha tre teste e quattro braccia, mentre viene adorato dalla famiglia reale. <BR>Il regno meroitico, sopravvivendo all’invasione romana dell’Egitto, durò fino a circa il 350 d.C. e, tra i suoi regnanti, fece spicco anche una regina, Shanadakhete (ca.160 d.C.). <BR>Le piramidi di Meroe – dette dai locali "tarabil" – sono una cinquantina, di cui una ventina ancora in buone condizioni, sparse in un territorio che annovera anche una quantità di altri reperti, quali templi, statue, ecc. Queste piramidi, molto più piccole di quelle egiziane e di diverse proporzioni tra base e altezza, sono, in questo caso, veramente dei monumenti funerari e sovrastano un ipogeo in cui è situata la tomba del re. Sia in alcune di esse, come nella n°11, sia nelle rovine dei templi, si possono notare delle iscrizioni in geroglifico egiziano. <BR>Il regno meroitico finì quando venne invaso dagli etiopi di Axum e la commistione dei diversi idiomi dette origine alla lingua copta. La conoscenza di questa fu determinante per Champollion che, sulla sua base – oltre che sulla stele di Rosetta -, riuscì finalmente a decifrare il geroglifico. Un po’ come se, ad oggi, si riuscisse a ricostruire l’italiano di Dante partendo dal dialetto siciliano o bergamasco. Onore al merito! </DIV> <DIV align=justify>&nbsp;</DIV> <DIV align=justify><STRONG>Gilberto Sozzani</STRONG></DIV>

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