La vera età della Sfinge

<DIV align=justify><B>I MOTIVI PER I QUALI L’ARCHEOLOGIA ATTRIBUISCE LA COSTRUZIONE DELLA SFINGE A CHEFREN ( 2.500 AC ). <BR><BR></B>1) la piramide di Chefren è quella più vicina alla Sfinge. <BR>2) alcune statue di Chefren sono state trovate nell’edificio attiguo chiamato Tempio della Valle. <BR>3) su una stele posta fra le zampe della Sfinge vi è un geroglifico che contiene la prima sillaba del nome Chefren. <BR>4) il volto della Sfinge assomiglia a quello di Chefren. <BR>5) vi sono rapporti geometrici e di interdipendenza fra i vari monumenti della piana di Giza. <BR>6) la testa ha il tipico copricapo dei faraoni. <BR>7) l’erosione visibile sul suo corpo, qualunque siano le cause, ha una spiegazione che non porta ad una retrodatazione della data della data della sua costruzione. <BR>Esistono fessurazioni verticali, apparentemente provocate dall’acqua, che possono essersi generate nella notte dei tempi dovute a sommovimenti geologici, quindi già presenti al momento della costruzione del monumento. <BR>Anche riconoscendo all’acqua la responsabilità di quanto si vede, questa bagnò la Sfinge sotto varie forme, dalle piene del Nilo alle piogge frequenti che pur esistevano all’epoca di Chefren. A dimostrazione di questo sui tetti dei templi sono state trovate grondaie e canali per far defluire l’acqua piovana. <BR>Non dimentichiamoci che il corpo leonino si trova in un incavo, in una piana declinante, che diventa quindi il naturale ricettacolo delle acque meteoriche della zona. <BR>Anche la sabbia umida e le acque del sottosuolo avrebbero provocato, durante il periodo in cui la Sfinge rimase sepolta, il tipo di erosione che ora si nota. <BR>Poi l’azione combinata del vento e della sabbia può essere simile a quella indotta dall’acqua ed erosioni successive possono mascherare la vera primitiva erosione. <BR>Lo stesso inquinamento degli ultimi decenni ha incrementato il fenomeno alterandone la sua velocità già poco decifrabile. Gli stessi strati di calcare, per una loro diversa compattezza, hanno subito processi erosivi di intensità diversa. <BR>E’ errato confrontare il grado di deterioramento della Sfinge con quello dei templi che la circondano , che appaiono meno usurati, perché sono messi in posizione sopraelevata e non circondati da recinti, cosa che impedisce il ristagno dell’acqua. La stessa sabbia che li ha ricoperti per lungo tempo ha favorito la loro conservazione. Pare inoltre che il tipo di calcare usato nella Sfinge sia più friabile rispetto a quello usato negli altri monumenti. <BR>Il fatto che la parte più erosa sia quella superiore, cioè il dorso, potrebbe giustificarsi con il fatto che solo la parte bassa rimase a lungo protetta da blocchi di pietra mentre nella prima o non vi fu posto o saltò via dopo poco tempo. <BR>In conclusione considerare l’erosione una prova per cambiare la cronologia dei fatti è errato perché il suo processo è soggetto a mille variabili dal tipo di materiale all’ azione combinata di diversi processi. E’ la stessa acqua, forse la maggiore indiziata in questo fenomeno, era presente sotto varie forme, meteorica e legata alla piene del Nilo, all’epoca di Chefren in quantità sufficiente, senza scomodare un periodo più antico di qualche migliaia di anni in cui le piogge erano probabilmente più abbondanti. <BR>8) Non esistono i resti di una civiltà anteriore al 2.500 ac con una capacità tecnologica in grado di erigere il monumento. <BR><BR><B>CONTESTAZIONI ALLE AFFERMAZIONI DELL’ARCHEOLOGIA UFFICIALE</B><BR><BR>1) La vicinanza ad un monumento non può essere certo garanzia di paternità. <BR>2) Il faraone potrebbe aver fatto collocare le sue statue in un tempio già esistente forse allo scopo di appropriarsi della sacra energia in esso contenuta. <BR>3) Il simbolo che rappresenta il suono " khaf " si trova in molti termini egizi, oltre che nel nome del faraone Chefren. E’ anche privo del cartiglio, che di solito racchiude i nomi reali. E poi anche ammettendo che esso lo rappresenti, è strano che sia l’unica iscrizione a celebrarne la paternità. <BR>Anche ammettendo che significhi " Chefren " potrebbe significare semplicemente il restauratore. <BR>4) Il volto della Sfinge è danneggiato e quindi è difficile ricostruire il volto originario. Esistono almeno due statue di Chefren , una al museo Cairo ed una Boston, nelle quali il viso sembra appartenere a persone diverse. Ciò significa che non conosciamo il suo vero volto. <BR>Difficilmente poi i re venivano ritratti realisticamente nella scultura, ma apparivano stilizzati. <BR>Siamo poi sicuri che, anche volendo, gli antichi egizi fossero in grado di riprodurre i lineamenti di un personaggio? <BR>Inoltre la sproporzione testa- corpo sembra suggerire un intervento successivo alla costruzione originaria. A testimonianza della anomalia della cosa è che ogni sfinge successiva a quella di Giza venne realizzata con testa-corpo molto più proporzionata. Ad ogni modo venne fatto dal detective Frank Domingo un tentativo di comparazione fra il volto della Sfinge e quello che appare nella statuetta conservata al museo del Cairo. <BR>Il mento del monumento era molto più sporgente di quello di Chefren. Inoltre la linea che collega l’orecchio e l’angolo della bocca della Sfinge aveva una inclinazione di 32°, una linea simile tracciata sul volto aveva una inclinazione di appena 14°.<BR>Quindi non solo i due volti appartengono a persone diverse, ma ad una analisi approfondita, addirittura a razze diverse. <BR>Quello della statuetta richiama i lineamenti europoidi, da bianchi, quella della Sfinge suggerisce che l’individuo fosse africano, nubiano. E vi fu un periodo, anteriore a quello in cui visse Chefren, in cui l’etnia predominante era proprio quella nubiana. <BR>5) In realtà potrebbe essere tutto il complesso che si è allineato alla già esistente struttura della Sfinge. <BR>6) Il copricapo faraonico, il nemes, è si tipico dell’epoca dei faraoni ma sia quello che vediamo nella statuetta attribuita ufficialmente a Chefren al museo del Cairo, sia quello raffigurato nei regnanti a lui successivi, ha i lembi sulle spalle, mentre quello della Sfinge ne è privo e non sembra averlo mai avuto. <BR>7) Il tipo di erosione osservato e’ inequivocabilmente dovuto a pioggia frequente e violenta, fenomeno che in tale misura si è verificato solamente in epoca predinastica. <BR>Temporali anche violenti non erano infrequenti all’epoca di Chefren ( 2.500 ac ), ma non tali da giustificare il processo erosivo. Non sappiamo realmente quanta pioggia cadde negli ultimi 45 secoli in Egitto eccetto che nell’insieme fu di gran lunga inferiore a quella caduta nella tarda preistoria. Non esiste alcuna prova che dimostri che tali sporadiche piogge, per quanto pesanti, siano state sufficienti a causare l’erosione in questione. <BR>Le acque delle piene del Nilo raggiunsero solo occasionalmente la zona degli edifici; inoltre la parte più danneggiata è la parte alta non le zampe o la parte inferiore del corpo, senza considerare che il semplice defluire dell’acqua non provoca le ampie crepe visibili dall’alto in basso. La stessa collocazione dei monumenti, in alto o in basso nella piana dentro o fuori un recinto, diventa ininfluente. La parte più erosa del recinto della Sfinge è ad ovest, quella più alta dalla quale scendevano nella vasca le piogge cadute nella vallata. Durante il regno di Cheope furono create delle cave a monte del monumento per impedire che lo scolo delle acque la raggiungesse. Quindi l’erosione della parte alta del recinto deve essere avvenuta precedentemente ai lavori del tempo di Cheope. L’uso di grondaie non dimostra niente perché anche la poca acqua piovana, cadendo sui tetti dei templi, si sporcava facilmente di polvere e sabbia deturpando le pitture murali degli stessi. <BR>E’ importante anche sottolineare che la Sfinge, costruita ufficialmente attorno al 2500 ac, rimase sepolta sotto la sabbia a iniziare dopo alcuni secoli dalla sua edificazione fino al 1400 a.C., epoca in cui iniziarono i primi restauri. Considerando che il clima secco e privo di precipitazioni doveva favorirne la conservazione l’usura avrebbe dovuto essere fortissima in breve tempo, il che è poco probabile, visto che a quel ritmo, sarebbe arrivata a noi in condizioni ben peggiori. <BR>Inoltre la reazione chimica creatasi con l’umidità della sabbia provoca un tipo di erosione diverso da quello rilevato e non esiste nessuna prova sull’uso di vari tipi di calcare. I templi della valle e della Sfinge vicini al monumento così come le tombe dello stesso periodo presentano, pur essendo fatti dello stesso calcare, un’erosione ben minore, a riprova che sono stati esposti agli elementi per un periodo più breve. <BR>Significative sono anche le mastabe che si trovano a Saqqara, costruite alcuni secoli prima della data ufficiale di costruzione della Sfinge, o al massimo contemporanee in caso di una loro ricostruzione, che pur essendo di fragili mattoni crudi, non presentano lo stesso tipo di usura del corpo leonino. La diversa collocazione geografica rispetto a Giza non è così marcata da giustificare un clima molto diverso, trovandosi a soli 15 km. <BR>L’abrasione provocata dalla sabbia e dal vento determina fessure orizzontali dai margini netti non crepacci verticali e solchi orizzontali ondulati e arrotondati come invece si possono notare. L’inquinamento stesso non può essere considerato per giustificare il tipo di segni lasciati sulle rocce perché, tra le altre cose, non è un fenomeno così lontano nel tempo. <BR>Se poi valutiamo il discorso della testa, la sproporzione rispetto al corpo indica che originariamente forse doveva essere diversa, probabilmente aggiunta o restaurata in epoca dinastica. <BR>In sostanza ciò che Robert Schoch , geostratigrafo dell’università di Boston, David Coxill, Colin Reader ed altri geologi affermano con sicurezza è che l’età della Sfinge va retrodatata di alcune migliaia di anni perché solo in quel periodo esistevano le condizioni climatiche necessarie a creare il tipo di erosione visibile oggi sul monumento. Il clima secco del 3.000 ac avrebbe dovuto causare soprattutto un’erosione eolica. Il clima umido si presentò principalmente fra il 10.000 e l’8.000 a.C. per arrivare fino al 3.000 a.C. . Dall’entità dell’usura l’età potrebbe aggirarsi tra il 7.000 e il 5.000 ac. <BR>8) Esistono rovine a Nabta Playa nell’Egitto meridionale datate attorno al 5.000 a.C. che presentano lastroni ed allineamenti di pietre tanto essere definita la Stonehenge egiziana. Sono considerati i più antichi allineamenti astronomici di pietre che si conoscono. L’assenza di prove non è una prova di assenza. <BR>La pianura alluvionale del Nilo è sempre stata intensamente coltivata. Scarsa è stata l’attività di scavo nel delta o nella valle del Nilo vera e propria per il deposito continuo del limo durante le piene. Poi il Nilo, nel suo corso inferiore, ha cambiato letto più volte nel corso dei millenni così oggi quelle che sono le rive un tempo, migliaia di anni fa, erano sommerse. Inoltre gran parte di quella che era la fascia costiera, allora abitabile, oggi è sommersa. <BR>Il ritiro dei ghiacci, dopo l’ultima glaciazione, fece salire con molta rapidità il livello dei mari. A partire dall’ 8.000 a.C. il livello del Mediterraneo si è alzato di una sessantina di centimetri sommergendo ogni villaggio o città lungo la fascia costiera. <BR><BR><B>ULTERIORI MOTIVI PER I QUALI L’ETA’ DELLA SFINGE VA RETRODATATA</B> <BR><BR>1) Archeologi del secolo scorso come Wallis Budge, noto traduttore del " Libro dei Morti " degli antichi egizi, e sir Flinders Petrie, uno dei fondatori dell’egittologia, consideravano la Sfinge ben anteriore al regno di Chefren. <BR>2) Tutti i riferimenti letterari degli antichi al monumento nel periodo compreso fra il nuovo regno e l’epoca romana parlano di una sua esistenza da tempo rispetto alla costruzione delle piramidi. <BR>Tradizioni orali di certi gruppi di contadini che vivono nei villaggi intorno a Giza affermano che la Sfinge è di almeno 5.000 più antica della piramide di Chefren. <BR>3) Nella cosiddetta " Stele dell’Inventario " del 7° o 6° secolo ac si afferma che essa è una copia di un testo dell’antico Egitto e che la Sfinge esisteva al tempo di Cheope, fratello e predecessore di Chefren. Lo stesso Cheope avrebbe restaurato la Sfinge colpita da un fulmine. La stele, conservata al museo del Cairo, è considerata un falso dall’archeologia ufficiale ma senza prove convincenti a dimostrarlo. <BR>4) Se fosse stata realizzata al tempo del clima secco ed arido gli egiziani avrebbero dovuto esser ben consci del problema del riempimento della vasca da parte della sabbia. Perché allora fare un monumento destinato ad essere celato? <BR><BR>Bibliografia: <BR>" la voce delle pietre " di Robert M.Schoch con Robert A.McNally<BR>" il codice di giza " di Ian Lawton e Chris Ogilvie-Herald<BR>" il serpente celeste " di John A.West<BR>" il libro degli antichi misteri " di P.James e N.Thorpe<BR>" hera" periodico mensile di Adriano Forgiane. </DIV> <DIV align=justify>&nbsp;</DIV> <DIV align=justify><STRONG>Stefano Panizza</STRONG><BR></DIV>

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