<DIV align=justify>Forse non tutti quelli che portano questo nome nelle sue diverse varianti (Moses, Moshe, ecc.) sanno che lo stesso non è affatto di origine ebraica, bensì egiziana. È la translitterazione del geroglifico MS (tre ramoscelli con foglie intrecciati in alto), che significa "generare", qui nell’accezione di "figlio". Da cui anche Ra-Ms(es), figlio di Ra, ecc. <BR>Questo il nome che venne dato dalla principessa faraonica al bimbo trovato in una cesta alla deriva sul Nilo da un acquaiolo e adottato come "figlio". Poi, cresciuto, Mosé , alla testa di una parte della tribù di Giuseppe, decise di abbandonare l’Egitto in opposizione al volere del Faraone (ah, questi figli contestatori!). Anche qui bisogna mettere in evidenza che il lungo viaggio prima di poter entrare nella Terra Promessa non riguarda tutto il popolo ebraico, bensì solo una parte di una delle dodici tribù di Israele. La cosa è stata mitizzata a simbolo di tutti gli ebrei solo più tardi, da Davide, nel suo sforzo di dare un’identità e una storia comune a tutto il suo popolo. <BR>Personalmente, non credo all’attraversamento del Mar Rosso. In primis, anche se le acque si fossero ritirate, a causa della sua profondità e per la notevole lunghezza del tragitto da affrontare con donne, bambini e masserizie varie. Poi, anche per la sua collocazione geografica. Ritengo che sia molto più logico pensare ad un itinerario più diretto verso la Palestina che, per evitare i presidi egiziani di frontiera e fuorviare gli inseguitori, sia passato attraverso le estese paludi a nord di Pelusio (vera porta dell’Egitto) sulla costa mediterranea. L’azione di maree anomale ed improvvise giustificherebbe anche il biblico "aprirsi e richiudersi delle acque". Infatti, il profilo delle coste di questa zona del Mediterraneo, al tempo, non era come lo vediamo oggi. Nella zona di Abukir, di fronte ad Alessandria, è stata recentemente localizzata una città sommersa, con presenza anche di suppellettili che farebbero pensare ad un evento catastrofico. L’attività sismica era notevole. Vedi terremoti a Creta, implosione di Thira (Santorini è la deformazione del nome dato all’isola dai Genovesi: Sant’Irene) e che è stata valutata di un’intensità superiore di tre volte a quella del Krakatoa, scomparsa della civiltà minoica, ecc. In più, la penisola del Sinai è proprio su quella frattura tra due placche continentali che va dal Mar Morto sino alla regione dei grandi laghi in Africa. I terremoti, ancora oggi (gli abitanti del Sinai li chiamano "barracuda") , sono molto frequenti lungo tutta la faglia e di notevole intensità distruttiva (Sodoma e Gomorra?). <BR>Mosè poi, attraversate le paludi mediterranee, non riuscendo ad entrare in Palestina, si riportò all’interno della terraferma, attestandosi su un monte, che non è il Sinai attuale con il monastero di Santa Caterina. Situato molto più a nord, pare che questo sia, secondo il Prof. Emanuel Anati, lo Har Karkum, situato nel deserto del Negev, nel sud di Israele. <BR>Attualmente è sede di scavi e spedizioni archeologiche (vedi cartina), che vi hanno trovato prove inconfutabili di un lungo insediamento: altari, steli votive, focolari, pittogrammi, ecc. che lo classificano come un luogo di culto (purtroppo, non vi si è trovato il vitello d’oro, neanche a pezzettini!). </DIV> <DIV align=justify> </DIV> <DIV align=justify><STRONG>Gilberto Sozzani</STRONG><BR></DIV>
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