Introduzione agli insediamenti urbani nell’Antico Egitto (di G. Urciuoli)

<DIV align=justify>Partiamo dal presupposto, accademicamente accettato, che l’ elemento determinante per la creazione degli insediamenti urbani, intesi come un complesso organizzato non solo da un punto di vista architettonico ma anche sociale, sia stato il surplus agricolo prodotto, e che l’innovazione tecnologica che ha permesso tale condizione sia stata la comparsa dell’aratro.L’ utilizzo di tale attrezzo,infatti, ha consentito di sfruttare gli strati più fertili del terreno, ottenendo così una quantità di raccolti tale da permette sia il mantenimento in vita di chi si occupava direttamente della attività agricola,sia la possibilità di sostentare nuclei non direttamente coinvolti nel ciclo produttivo primario;questo avrebbe facilitato lo sviluppo di occupazioni lavorative diverse. <BR>Per far sì che tutto ciò avvenisse, dovevano attuarsi anche altre due condizioni: la prima che i produttori fossero motivati ad un lavoro che andasse al di là delle loro specifiche esigenze e la seconda, strettamente collegata, che questo surplus venisse trasferito ad altri. <BR>Supponendo che, nell’Antico Egitto, il processo sia avvenuto seguendo i parametri sopra indicati, unito al tentativo di gestione delle acque del Nilo per irrigare i campi, peraltro ben riuscito, il risultato è stato un aumento demografico, un miglioramento delle condizioni di vita e nuove regole per la gestione del surplus. Altro elemento da segnalare per la Valle del Nilo, come per la coeva Mesopotamia, anche se con forme organizzative diverse, è che parallelamente allo sviluppo dell’agricoltura si sia sviluppata una forma di governo particolare, ovvero il governo divino o teocrazia; questa situazione avrebbe portato alla fondazione delle prime città intorno ad un tempio, perché il potere veniva concepito come emanazione diretta divina. <BR>Gli antichi egizi, sia per le condizioni climatiche,particolarmente favorevoli, sia per il diverso valore della concezione della casa, non hanno mai realizzato strutture ad uso quotidiano destinate a durare nel tempo. Ad eccezione di ciò che doveva persistere in eterno, ovvero templi e tombe, realizzati in pietra, soprattutto a partire dalla III dinastia, tutto il resto, compresa la dimora del sovrano ovvero del farone o "grande casa",veniva edificato con mattoni crudi, fatti essiccare al sole, sagomati per mezzo di stampi di legno. Questo sistema era decisamente rapido ed economico; infatti, per realizzare mattoni cotti, si necessitava di forni e naturalmente di legno per raggiungere le alte temperature,ma il legno in Egitto, come si sa, scarseggiava. <BR>In genere, da un punto di vista grafico, gli insediamenti venivano rappresentati con due segni diversi; in entrambi i casi non vi era distinzione di dimensione e la discriminante era la presenza di centri di amministrazione reale. Con hut (un rettangolo con all’interno un piccolo rettangolo sull’angolo a destra) veniva indicato l’insediamento con centro di amministrazione, mentre con niut (un cerchio con due strade perpendicolari) un centro normale. <BR>Anche da un punto di vista archeologico la suddivisione è duale: città a sviluppo naturale e città pianificate. <BR>Le prime si presentano con una disposizione casuale, con strade strette e tortuose, senza un progetto urbanistico di fondo. Gli insediamenti pianificati, invece, presentano dei tratti caratteristici ben determinati a tal punto che le varianti attuate anche in epoche diverse sono state ben poche: griglie di strade ortogonali lungo le quali si disponevano le abitazioni, solitamente monofamiliari; tali strutture sono state riscontrate sia a pianta ortogonale, senza distinzione tra le vie principali che a piante assiali,ovvero con la presenza di due assi principali. <BR>Altra caratteristica delle città pianificate era la presenza di mura, non sorte a scopo difensivo, ma probabilmente delimitativo. Questi centri nascevano per volontà regale per soddisfare un determinato bisogno, es. costruzione di un tempio o di una tomba; una volta raggiunto l’obiettivo venivano abbandonati. Gli insediamenti definiti come le città delle piramidi, ovvero dei centri sorti in prossimità di tombe e di templi, servivano per ospitare sacerdoti, addetti al culto e personale vario fino alla sepoltura del sovrano e, spesso ,per continuare a provvedere alle cure e ai sostentamenti ultraterreni del faraone deceduto, rimanevano in attività per diversi decenni. <BR>Da segnalare l’assenza, negli insediamenti indagati, di spazi pubblici come le piazze;inoltre è stata riscontrata la completa mancanza di condutture per l’acqua corrente o per un sistema fognario. </DIV> <DIV align=justify>&nbsp;</DIV> <DIV align=justify><STRONG>Dott. Generoso Urciuoli (foto G.Sozzani)</STRONG></DIV>

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