Berenice: l’altra “via della seta”

<DIV align=justify>Una missione archeologica americana che sta effettuando delle ricerche a Berenice, località quasi al confine con il Sudan, ha trovato tutta una serie di evidenze di importanti e continui traffici marittimi con l’India nel periodo romano del primo e secondo secolo d.C. Il porto di Berenice, all’epoca, costituiva perciò il più importante approdo tra i sei dell’Egitto sul Mar Rosso. Da qui, le merci e le spezie venivano trasportate a dorso di cammello fino al Nilo e poi, caricate su altre imbarcazioni, portate fino ad Alessandria e, da qui, in Europa. Inoltre, bisogna tener presente che nei pressi di Berenice vi erano anche le più importanti miniere d’oro d’epoca egizia. <BR>Gli archeologi hanno constatato che nelle costruzioni di questo centro è stato usato abbondantemente il legno di tek, che in Egitto non esiste, probabilmente frutto del riutilizzo del fasciame delle navi in disarmo. Hanno poi ritrovato ben otto Kg. di pepe di un tipo che cresceva solo a Ceylon, noci di cocco indiane, gemme, tessuti e perfino batik che pare provengano addirittura dalla Tailandia. Altri reperti, tipici del centro Africa, fanno poi pensare che il traffico avvenisse nei due sensi. Certo, i rischi di un viaggio per mare da e fino in India erano molto alti, ma l’alternativa via terra attraverso la Mesopotamia non era da meno ed, inoltre, molto più costosa: si parla di venti volte in più. <BR>Insomma, ne valeva la pena! <BR>Il porto di Berenice rimase attivo fin verso il 500 d.C., dopo di che, forse anche in seguito ai mutamenti politici e all’invasione araba, venne dimenticato e cadde in disuso. La sua collocazione esatta è infatti rimasta un mistero fino ai primi dell’ottocento e solo nel 1994 si è potuta iniziare una seria prospezione della zona, sia perché prima era in prossimità di una base militare sia perché, in funzione del turismo, il Governo egiziano ha permesso maggiori concessioni. La zona resta comunque molto isolata e gli archeologi che ci lavorano devono affrontare tutta una serie di difficoltà logistiche, che vanno dalla sussistenza alla mancanza di energia elettrica. </DIV> <DIV align=justify>&nbsp;</DIV> <DIV align=justify><STRONG>Gilberto Sozzani</STRONG></DIV>

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